Otello: Prima di ucciderti, sposa, ti ho baciata. Ora non c'è altro modo che questo: di ucciderti e morire in un tuo bacio.
Ecco un'altra drammaturgia "potente" di Shakespeare in questa tragedia dell'inganno e della gelosia. Otello però non è solo questo, è opera che si apre a diverse interpretazioni perché ricca di sfaccettature. Allo stesso tempo è opera singolarissima nella sua struttura, poiché vi si potrebbe leggere il trionfo della macchinazione che diventa architettura dell'inganno. Azzardo: Iago e non Otello ne è il protagonista assoluto. Iago esercita su di me una potente fascinazione. Shakespeare lo delinea in modo magistrale, costruendo un personaggio ricco di sfumature, geniale nella sua dialettica volta tutta a distruggere, che lo riscatta forse da tutto l'odio che è in grado di provare. E' un burattinaio per tutti coloro che finiscono con l'essere manovrati verso il suo terribile piano. Otello quindi diventa l'opera dell'ingegno che sa costruire una raffinata architettura tragica.
Otello è il centro delle macchinazioni di Iago, è il fulcro di una storia che viene scritta tutta da Iago. La malvagità di Iago trova motivazione nell'ambizione, quindi nella delusione di non vedersi riconosciuto da Otello il posto che gli spetta a suo parere, ma anche nel sospetto che il moro abbia giaciuto con sua moglie Emilia e non ultimo nell'invidia per l'amore incondizionato che lega Otello e Desdemona. Motivazioni che finiscono con l'occupare uno sfondo indistinto dinanzi ai suoi piani perfettamente congegnati e ai quali la Fortuna offre sostegno. Iago non è mosso da alcuna pietà, demolisce pezzo a pezzo lo scenario che Otello si è costruito col proprio valore, la stima degli alti notabili di Venezia, l'essere stato preferito da Desdemona, fanciulla che non si piega alle convenzioni e sposa in segreto il moro. Quello di Otello è uno scenario da fiaba, ricorda Le mille e una notte, e su questa fiaba Iago affonda il suo artiglio.
C'è da dire che la fortuna di Iago risiede nella vulnerabilità dei suoi "burattini": egli sa dove e come colpire, su quali debolezze far leva, e muove i fili dosando bene le forze con cui devono essere tesi.
La drammaturgia si muove come un'onda che si propaga fino a infrangersi su un epilogo sconcertante e immensamente tragico. Straordinario il dialogo fra Otello e Desdemona in due momenti: quando si prepara ciò che avverrà di lì a poco e lei viene coperta da improperi dinanzi ai quali resta sgomenta e nell'intero tragico confronto in cui la parola "fazzoletto" irrompe come una scudisciata, incessantemente, e Shakespeare tesse abilmente la trama attorno a questo oggetto, facendone la leva che muove la gelosia furiosa e assassina di Otello. Desdemona muore innocente, con lei Otello, divorato dal pentimento e dal dolore dopo lo svelamento della verità, e altre morti seguono in una spirale tipicamente tragica.
Cassio, che rappresenta l'onestà e la cortesia, prende il posto di Otello nel governo di Cipro, mentre incredibilmente nessuna spada pone fine alla vita di Iago, che viene invece consegnato alla giustizia. La legge innanzitutto, in quest'opera nella quale il destino del malvagio "deus ex machina" è affidato alla giustizia di Venezia.
Aspetto non trascurabile è la modernità di quest'opera, se guardiamo a temi come il razzismo e il femminicidio. Otello è in fondo un uomo solo, che ha lottato strenuamente per raggiungere la sua posizione sociale e trova nell'amore il suo riscatto. Desdemona è una vittima delle pulsioni umane più oscure, di cui la gelosia è solo una parte, e il paradosso è che il suo aguzzino è a sua volta vittima di un sistema che lo prende di mira - e Iago in ciò ha una funzione strumentale - perché è lo straniero, colui che è accolto e benvoluto solo per le sue doti guerriere e null'altro, e Otello di ciò è consapevole.
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